PARLIAMONE!

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PARLIAMONE!

Dimmi cosa ne pensi...

T. Picchioni

Ti propongo un’alternativa.

La politica dei nostri giorni fa pena, diciamoci la verità. In questo sito si parla di qualcosa di diverso, di qualcosa di nuovo e rivoluzionario. Non si tratta di utopia, populismo o anarchia, si tratta di qualcosa che senza il tuo consenso semplicemente non prenderà mai vita.

Responsabilizzarci per cambiare la politica… Ascolta me, parliamone!

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Ti propongo un’alternativa che si chiama rivoluzione.

La politica dei nostri giorni parla di riforme sulla base di una legittimazione popolare che dirla scarsa è un eufemismo. Circa il 40% degli elettori non hanno votato. Eppure i politici decidono per tutti…

Io non mi fido e non mi affido a questa politica. Io credo che ci siano delle voci ad oggi inascoltate e credo in un cambiamento vero, perché so di meritare molto di più dalla politica. Se anche tu la pensi come me, probabilmente in questo sito potrai trovare terreno fertile di discussione.

Una nuova visione della politica, aperta all’elettore qualunque, che ascolti tutti e decida sulla base di confronti partrecipati.
Non si tratta di utopia, di anarchia o di populismo. Si tratta di rivoluzione, politica, pacifica e legittima.

Una rivoluzione che dipende soltanto da noi.

T. Picchioni
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Responsabilizziamoci!
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Siamo i primi artefici della politica di cui tanto ci lamentiamo: siamo noi che la legittimiamo.

Accettiamo che comandino le segreterie di partito, che al massimo ci permettono di dire di si o di no. Nient’altro.

Se vogliamo davvero cambiare la politica dobbiamo levarla dalle mani dei partiti.

Si chiama rivoluzione e dipende dalla voglia che ognuno di noi ha di assumersi le proprie responsabilità. Leggi l’articolo.

ideologia
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l’Ideale accomuna le persone, ma non permette di affrontare le questioni per mezzo della competenza. Fa prevalere il cuore al cervello, ma soprattutto le chiacchiere ai fatti.

Il femminicidio, dopo anni di discussioni, ancora sconta gravi carenze legislative.
Il reddito di cittadinanza prende vita sulla base di un ideale e la legislatura seguente viene cancellato sulla base di un ideale opposto.
Soltanto esempi. Quello che conta è: si può ancora pensare che l’ideale rappresenti? C’è ancora spazio per farsi prendere in giro in questa maniera?!

La competenza deve prevalere. Leggi l’articolo

 

Ridare la voce ai giovani
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Una società che non ascolta la voce dei più giovani è una società in pericolo.

Il futuro ci prospetta cambiamenti che hanno tanto il sapore della rivoluzione. E chi meglio dei giovani è in grado di affrontarli?

Diamo voce ai giovani, permettiamo che si candidino da soli, fuori da ogni lista politica. Facciamo una politica lungimirante!
Leggi l’articolo.

Conosciamo i nostri politici?
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Suvvia, diciamoci la verità: almeno l’80% dei nostri politici non li conosce nessuno.  Sfido chiunque a dirmi che nel momento in cui votava aveva anche la più pallida idea dei nomi e dei cognomi che contribuiva ad eleggere.

Eleggiamo (votando o non votando) dei perfetti sconosciuti e ci va bene così. Rimettiamo la scelta dei nostri politici alle segreterie di partito e poi siamo ben contenti di aver qualcuno a cui dare la colpa nel momento in cui ci vogliamo lamentare.

Ma siamo sicuri che questo pressapochismo deresponsabilizzato sia in grado di portarci da qualche parte? Leggi l’articolo.

 

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Proporzionale o maggioritario? Nessuno dei due, grazie. Esiste un’alternativa, nuova, semplice e attuale. Quale? Leggi l’articolo.

 

Listocrazia
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Viviamo in una partitocrazia… Tecnicamente sarebbe giusto definirla listocrazia, ma nei fatti cambia poco. Le segreterie di partito, tramite l’ordine di lista, decidono i nostri politici, di certo non è una scelta che spetta a noi.

Noi, al massimo, possiamo scegliere un simbolo, dopo di che gli effetti del voto sono rimessi al caso e al volere di altri.

Ma la Costituzione garantisce una politica di molto migliore. Il diritto di scelta è scritto a caratteri cubitali.

Rivendicarlo significa rivoluzione e dipende soltanto da noi. Leggi l’articolo.

 

Tempi degni
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Non sono degni i tempi in cui quasi la metà dell’elettorato non si reca alle urne; i tempi in cui, probabilmente, i parlamentari rappresentano gli uomini di politica di più bassa caratura che la nostra Repubblica abbia mai conosciuto.

Tempi degni sono quelli in cui qualunque riforma parte, prima di tutto, dall’elettorato. Bisogna che la riforma sia figlia dei tempi e non viceversa.

Ampliamo la discussione, parliamo anche di una riforma dove invece che prodigarci per scegliere il capo, ci adoperiamo per scegliere il singolo Parlamentare. Dimostriamo la differenza delle opposte visioni, dopo di che, ma solo dopo, permettiamoci di riformare la Costituzione, non prima!

 

Ansa
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Possiamo provare repulsione, indignarci, protestare o accettare la politica. Ma prima di esprimere qualunque sentimento è bene rendersi conto che siamo i primi suoi artefici: siamo noi che la legittimiamo.

La sovranità ci appartiene, così come si legge in Costituzione, e questo significa che siamo noi a decidere come e a quali condizioni si fa politica. A oggi nessuno mette in discussione il monopolio dei partiti. Nessuno rivendica il proprio diritto a candidarsi fuori da qualunque lista politica. E fino a quando questo non avverrà, comanderanno le liste politiche e noi potremo soltanto acconsentire.

Se vogliamo davvero cambiare la politica dobbiamo dimostrare d’essere pronti ad occuparcene. Senza nessuna mediazione partitica. Ognuno di noi, in prima persona, responsabilizzandosi. Chi crede di avere le capacità, candidandosi da solo; e chi vuole esprimere un voto responsabile, dimostrando che voterebbe per un candidato indipendente, fuori da qualunque partito.

Si chiama rivoluzione e dipende dalla voglia che ognuno ha di assumersi le proprie responsabilità. Altrimenti non c’è problema, possiamo pure andare avanti a lamentarci!

 

Responsabilizziamoci!
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Ridare la voce ai giovani
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I giovani non hanno voce politica e questo è pericoloso. Perché il giovane incarna il futuro. E se il futuro non ha voce, significa procedere a tentoni, a tentativi, a spanne! Non si potrà mai vedere oltre il proprio naso se non si sfrutta lo sguardo dei giovani.

E permettere ai giovani di far politica non significa imporre che nelle liste politiche sia presente un tot. numero giovani. Questa sarebbe soltanto l’ennesima presa in giro. Bisogna fare altro; bisogna permettere ai giovani di far politica liberamente, fuori da qualunque partito politico, col proprio nome e cognome, per mezzo dei propri social network e delle proprie idee.

Chi prende più voti viene eletto. E’ così facile… E le conseguenze sarebbero strabilianti!!

 

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L’ideale accomuna le persone, ma non permette di affrontare le questioni per mezzo della competenza. Perché l‘ideale fa prevalere il cuore al cervello. Ma, in soldoni, a oggi, cosa comporta? Diciamoci la verità: nient’altro che più o meno grandi sollevazioni popolari, tante chiacchiere, ma pochi fatti utili.

E allora perché ci ostiniamo a rimettere la politica in capo ai partiti politici e ai loro “ideali”?! Non ci rendiamo conto che non esistono più e che fanno di sicuro più del male che del bene?!

Sono due le cose: o ci piace farci del male, oppure decidiamo di scalzare il partito politico e i suoi ideali, per sostituirlo con noi singole persone e le nostre competenze. A noi la scelta.

 

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Conosciamo i nostri politici?
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Suvvia, diciamoci la verità: almeno l’80% dei nostri politici, per noi, rappresentano dei perfetti sconosciuti. Sfido chiunque a dirmi che nel momento in cui votava aveva anche la più pallida idea dei nomi e dei cognomi che contribuiva ad eleggere.

Eleggiamo (votando o non votando) dei perfetti sconosciuti e ci va bene così. Rimettiamo la scelta dei nostri politici alle segreterie di partito e poi siamo ben contenti di aver qualcuno a cui dare la colpa nel momento in cui ci vogliamo lamentare.

Ma siamo sicuri che questo pressapochismo deresponsabilizzato sia in grado di portarci da qualche parte?

 

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Proporzionale o maggioritario? E chi l’ha detto che non esistono alternative?!

Quando la legge non rispecchia più la società, non è quest’ultima che si deve adeguare, ma viceversa.

Se il partito politico ha perso di credibilità, significa che il sistema proporzionale non è più sufficiente, dato che permette di partecipare alle elezioni soltanto nelle vesti di partiti o movimenti.

Se, poi, internet e social network rendono insensata qualunque limitazione territoriale, viene a cadere anche l’utilità del sistema maggioritario, che limita l’elezione a piccoli collegi elettorali.

L’alternativa? All’interno di questo articolo.

Non sono degni di modificare la Costituzione i tempi in cui quasi la metà dell’elettorato non si reca alle urne. Non sono degni i tempi in cui le discussioni volte a modificare la nostra forma di Governo non sono condivise, ampie e partecipate.
Non sono degni i tempi in cui, probabilmente, i parlamentari rappresentano gli uomini di politica di più bassa caratura che la nostra Repubblica abbia mai conosciuto.

Tempi degni sono quelli in cui qualunque riforma parta, prima di tutto, dall’elettorato. Bisogna che la riforma sia figlia dei tempi e non viceversa.

Ampliamo la discussione, parliamo anche di una riforma dove invece che prodigarci per scegliere il capo, ci adoperiamo per scegliere ogni singolo Parlamentare. Dimostriamo la differenza, l’attuabilità e le conseguenze di entrambe le opposte visioni, poi permettiamoci di riformare la Costituzione, non prima!

 

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Viviamo in una partitocrazia… Tecnicamente sarebbe giusto definirla listocrazia, ma nei fatti cambia poco. Le segreterie di partito, tramite l’ordine di lista, decidono chi fa politica e chi no; di certo non noi.

Noi possiamo, al massimo, scegliere un simbolo politico, dopo di che gli effetti del nostro voto sono rimessi al caso e al volere di altri.
Possiamo prenderne atto (e in questo caso non vale lamentarsene), oppure renderci conto che per Costituzione ci è permesso di rivendicare il diritto a scegliere i nostri politici.

Significa rivoluzione e dipende soltanto da noi.

 

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