Conosciamo i nostri politici?

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Conosciamo i nostri politici?

Conosciamo i nostri politici?

Credo che almeno l’80 % dei nostri parlamentari non li conosca nessuno, ad eccezione di mamma, papà e chi gli concede il posto in lista. Almeno l’80% dei nostri politici, se si candidassero da soli, non verrebbero mai eletti. Eppure sono lì e decidono per tutti. Ma quello che mi sbalordisce è che siamo noi a legittimarli, e lo facciamo con una leggerezza disarmante. Siamo noi e soltanto noi che permettiamo l’elezione di perfetti sconosciuti.

Senza stare a farsi i conti in tasca di chi vota e chi non vota. Non c’è differenza: li legittimiamo noi, attivamente o passivamente, decidiamo che ci rappresentino degli sconosciuti.
Ci stanno inculcando la cultura del leader, e sembra che non ci vada nemmeno poi tanto male… Votiamo per un capolista e così facendo concorriamo ad eleggere anche tutti gli altri, senza sapere chi siano, che passato abbiano e quali siano le loro competenze. Sarò caustico, ma credo che definire pressapochista questa maniera di votare sia usare un eufemismo.

 

Il valore del politico

 

Anche i politici che non conosciamo avranno un’opinione, o sbaglio? Altrimenti significa che il leader parla per tutti e tutti pendono dalle sue labbra. Beh, ma allora, se così fosse, tanto vale eleggere un Parlamento di 4, 5, al massimo 12 parlamentari, tanti sono quelli che si vedono in tv. E invece, grazie a Dio, non funziona così. Grazie a Dio ogni parlamentare rappresenta un tassello politico fondamentale. Se in Costituzione si legge che il Parlamento è composto di 600 persone, ci sarà un motivo.

Perché il politico, prima di governare, fa le leggi. E in quello sono tutti uguali. Quando si governa cambiano gli equilibri, ma quando si legifera ogni parlamentare conta tanto quanto l’altra. La differenza la fanno le competenze: ogni politico è affidato alla Commissione parlamentare di propria competenza. E’ il leader stesso ad affidarsi ai propri esperti. Nessuno nasce onnisciente. E perché non dovremmo rivendicare la possibilità di scegliere un singolo politico? Intendo dire, chi se ne intende, ad esempio, di Università e di istruzione in generale, perché non dovrebbe scegliere il politico che si siederà alla relativa Commissione? Poi tanto una coscienza su di ogni altra questione dovrebbe averla e dimostrarla in campagna elettorale, ma almeno sai che è sua propria e non gliel’ha inculcata il partito.  Perché al partito, molto spesso, fa comodo mettere persone incompetenti a sedere dove è bene che le persone non si esprimano. Sono verità, poi possiamo girarci dall’altra parte, certo.

Come conoscere i nostri politici

Non sto affermando nulla di stravagante. Scegliere i nostri politici è un diritto, ma per goderne bisogna prima rivendicarlo: bisogna trovare qualcuno che si candidi da indipendente, fuori da qulunque lista, e qualcun altro che si offra di votarlo. Se ognuno di noi potesse candidarsi da solo, inizieremmo a votarci tra di noi

Questo significa conoscere i propri politici. La possibilità di candidarsi fuori da una lista politica farebbe sì, molto probabilmente, che i pochi leader che si vedono in televisione continuerebbero a fare politica, dato che in effetti loro le persone le conoscono. Il problema sorgerebbe per tutti quei politici sconosciuti che oggi compongono il nostro Parlamento per circa l’80%. Loro probabilmente perderebbero il posto, per fare spazio a persone “comuni”, scelte dalla gente.

Vogliamo accettare di non avere voce in capitolo sulla scelta dei nostri rappresentanti? D’accordo, però poi non vale lamentarsi.

Se vogliamo prendere in mano le redini della politica, dobbiamo portare un’alternativa: NOI.

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i nostri politici?

Conosciamo i nostri politici?

Credo che almeno l’80 % dei nostri parlamentari non li conosca nessuno, ad eccezione di mamma, papà e chi gli concede il posto in lista. Almeno l’80% dei nostri politici, se si candidassero da soli, non verrebbero mai eletti. Eppure sono lì e decidono per tutti. Ma quello che mi sbalordisce è che li legittimiamo noi, e lo facciamo con una leggerezza disarmante. Siamo noi e soltanto noi che permettiamo l’elezione di perfetti sconosciuti.

Senza stare a farsi i conti in tasca di chi vota e chi non vota. Non c’è differenza: li legittimiamo noi, attivamente o passivamente, decidiamo che ci rappresentino dei perfetti sconosciuti.
Ci stanno inculcando la cultura del leader, e sembra che non ci vada nemmeno poi tanto male… Votiamo per un capolista e così facendo concorriamo ad eleggere anche tutti gli altri, senza sapere chi siano, che passato abbiano e quali siano le loro competenze. Sarò caustico, ma credo che definire pressapochista questa maniera di votare sia usare un eufemismo.

 

Il valore del politico

Anche i politici che non consciamo avranno delle opinioni, o sbaglio? Altrimenti significa che il leader parla per tutti e tutti pendono dalle sue labbra. Beh, ma allora, se così fosse, tanto vale eleggere un Parlamento di 4, 5, al massimo 12 parlamentari, tanti sono quelli che si vedono in tv. E invece, grazie a Dio, non funziona così. Grazie a Dio ogni parlamentare rappresenta un tassello politico fondamentale. Se in Costituzione si legge che il Parlamento è composto di 600 un motivo esiste.

Perché il politico, prima che governare, fa le leggi. E in quello sono tutti uguali. E’ quando si governa che cambiano gli equilibri, ma quando si legifera ogni parlamentare conta tanto quanto l’altra. La differenza la fanno le competenze. Ogni politico è affidato alla Commissione parlamentare che gli compete.

E’ il leader stesso ad affidarsi ai propri esperti. Nessuno nasce onnisciente. E perché non dovremmo rivendicare la possibilità di scegliere un singolo politico? Intendo dire, chi se ne intende, ad esempio, di università e di istruzione in generale, perché non dovrebbe scegliere il politico che si siederà alla relativa Commissione? Poi tanto comunque una propria coscienza su di ogni altra questione dovrebbe averla e dimostrarla in campagna elettorale, ma almeno sai che è sua propria e non gli’ha inculcata il partito. Perché al partito, spesso, fa comodo mettere a sedere parsone incompetenti in posti dove è bene che le persone non si esprimano. Sono verità, poi possiamo girarci dall’altra parte, certo!

Scelgiere i politici

Non sto affermando nulla di stravagante. Scegliere i nostri politici è un diritto, ma per farlo bisogna prima rivendicarlo: bisogna trovare qualcuno che si candidi da indipendente, fuori da qualsiasi lista , e qualcun altro che si offra di votarlo. Se ognuno di noi potesse candidarsi da solo, inizieremmo a votarci tra di noi.

E questo comporta, per forza di cose, conoscere i propri politici. Perché se ognuno di noi potesse candidarsi da solo, molto probabilmente, i pochi leader che si vedono in televisione continuerebbero a fare politica, dato che in effetti loro le persone le conoscono. Il problema sorgerebbe per quei politici sconosciuti che oggi compongono il nostro Parlamento per circa l’80%. Loro perderebbero il posto, per fare spazio a persone “comuni”, scelte dalla gente.

Vogliamo accettare di non avere voce in capitolo sulla scelta dei nostri rappresentanti? D’accordo, però poi non vale lamentarsi.

Se vogliamo prendere in mano le redini della politica, dobbiamo votare con criterio. Dobbiamo portare un’alternativa, valida e vera: NOI.

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